“Incontri d’autore” – Presentazione del libro di Mimmo Gangemi

Tanti  spunti e stimoli positivi, di avvicinamento alla lettura  e alla conoscenza, per i ragazzi del liceo scientifico Fermi, dove ieri si è svolta la prima tappa di “Incontri con l’autore”, rassegna a cura del Circolo della Stampa di Cosenza “Maria Rosaria Sessa”. Nessun dubbio: gli studenti che hanno riempito l’aula magna dell’istituto hanno vissuto un’importante esperienza di crescita. E in loro è certamente aumentata la consapevolezza che sono molti gli autori calabresi che animano il dibattito culturale nazionale e che, con i loro libri, riescono a raccogliere consensi unanimi dalla critica. Ingegnere di Palmi, Mimmo  Gangemi è uno di questi: uno scrittore dotato  di talento originale che, con le sue storie, appassiona un pubblico di lettori sempre più attento ed esigente.

Il giudice Alberto Lenzi è il protagonista del  suo “Il patto  del giudice”, ultimo romanzo firmato per Garzanti  che, ispirato dai drammatici “fatti di Rosarno”, narra  l’intreccio dell’omicidio di tre extracomunitari e la misteriosa scomparsa di un sostanzioso  carico di cocaina. Lenzi è un magistrato per molti versi atipico che, alla fine del prossimo autunno, potremo vedere su Rai Uno, interpretato dal brillante Luca Zingaretti in una fiction che, si auspica,  possa  replicare il successo  del riadattamento in chiave  televisiva del celebre  commissario nato dalla  penna di Andrea  Camilleri: Salvo Montalbano. La  chiacchierata tra autori, moderata dalla professoressa  Antonietta Cozza, è stata aperta da Gregorio Corigliano, presidente Circolo della Stampa di Cosenza. Nel suo intervento, l’autore di “I diari di mio padre 1938-1946” ha voluto sottolineare «la lucidità  di Gangemi nello svelare il mostro ‘ndrangheta ai non calabresi e a tutti i calabresi che ancora si illudono di vivere in un posto normale». A seguire, Arcangelo Badolati – caposervizio di Gazzetta del Sud e autore di importanti inchieste su mafie, malasanità e misteri italiani – nel ricostruire i tratti psicologici e professionali dell’irresistibile giudice Lenzi ha da subito chiarito che «il libro ha il  grande merito, già nel  primo capitolo, di stabilire la verità sulla rivolta  di Rosarno» e che «Mimmo Gangemi, con il piglio  del grande romanziere, per primo, è riuscito a fornire una chiave di lettura antirazzista,  e coerente  con la nostra cultura socialmente incline  alla tolleranza, di una vergognosa  pagina di storia calabrese».

Gangemi riesce  a spiegare, attraverso i personaggi della sua storia, le differenze  e i punti  in comune tra la ‘ndrangheta di ieri e  quella di oggi: quelle, per intenderci, di  Luigi Pennino e di Franco Pino. E  le sue storie servono a tutti noi: perché per esorcizzare il male occorre  conoscerlo e non si  penalizza la propria terra se si ha il coraggio  intellettuale e civile di raccontare la realtà per  quello che è. Alla fine del dibattito, Mimmo Gangemi non si è sottratto alle domande dei ragazzi: orgoglioso, quando qualcuno gli ha ricordato che, da molti, è già definito il Leonardo Sciascia di Calabria.

Igino Camerota

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