Crudele amore mio
Roberta Lanzino, Anna Morrone, Elizete Dos Santos, Maria Rosaria Sessa, Ida Solferino, Petra Schiffler, Tiziana Falbo, Adriana Festa, Maria Carmela D’Aquila, Florentia Boaru, Fabiana Luzzi, Rodika Kulka, Maria Marcella Gagliardi e sua figlia Elisabetta. Donne bersaglio, eliminate da quell’istinto animalesco che non è amore. Violenza, possesso e rabbia non fanno rima neanche un po’ con il più nobile dei sentimenti.
Una mattanza Ancora oggi si riflette sul femminicidio, «qualcosa di più di un semplice fenomeno sociale.
Una vera e propria guerra che genera decine di morti ogni anno», avverte la docente Unical Franca Garreffa nel corso dell’incontro “Crudele amore mio” organizzato dal circolo dei giornalisti “Maria Rosaria Sessa” in tandem con la Provincia e abbinato alla seconda edizione del premio riservato alle scuole. Suggestiva la scenografia allestita per l’occasione nell’auditorium “Guarasci” dall’Adt Group: sagome di donne con incisi i nomi delle vittime di femminicidio. Un triste viaggio lungo le strade del terrore, teatri dei crimini più efferati. Storie d’amore – sarebbe più corretto definirle relazioni sbagliate – culminate nel dramma. C’è una vera e propria mappa con le tappe degli omicidi avvenuti in Calabria, abbinata a una brochure (a cura di Rosellina Arturi e Mariapia Volpintesta) contenente le storie di femminicidio in una terra già segnata da enormi contraddizioni.
Lo “Scorza” fa incetta Sullo sfondo scorrono le immagini dei video realizzati dalle scuole partecipanti al Premio organizzato dal circolo (“Pitagora”, “Della Valle”, “Da Fiore”, “Monaco”, Istituto “Siciliano” di Bisignano, liceo scientifico di Amantea e “Scorza”) e del “corto” fuori concorso a opera del “Fermi”. Il Premio se l’aggiudica lo “Scorza”, in gara con Sogni infranti. I liceali (3.A) vincono anche il riconoscimento speciale “messaggio”, mentre il premio “fotografia” va al “Siciliano” di Bisignano. Le scuole presenti ricevono in dono le copie del libro “Banditi e schiave-I femminicidi” scritto dai giornalisti Arcangelo Badolati e Giovanni Pastore. Al centro delle brevi produzioni la figura della donna “oggetto” che finisce con l’essere accantonata, umiliata, uccisa. «Alcuni uomini vedono la donna come un utensile da scartare quando non più buono, quando cessa la propria funzione», afferma la nota criminologa Roberta Bruzzone, ospite speciale del Premio. «Ciò che mi colpisce è la folta componente maschile che ha contribuito alla realizzazione dei video: sono gli uomini a dover parlare del femminicidio, perchè è un loro problema. Le prime esperienze amorose ci dicono chi siamo», suggerisce la Bruzzone alla giovane platea, «e ci aiutano a comprendere se sappiamo avere un rapporto con l’altro. Se iniziate a scoprire qualcosa che non va, atteggiamenti di gelosia o possessività, chiedete aiuto, perchè altrimenti correrete il rischio di soffrire e far soffrire. In quasi tutti gli episodi di femminicidio, inoltre, l’escalation violenta è prevedibile. Chi sta vicina a uno stalker o a una vittima ha il dovere di denunciare».
Auspici e storie L’incontro moderato da Emily Casciaro viene introdotto dal presidente del circolo Gregorio Corigliano, che sciorina i numeri sul femminicidio – «in Italia ogni anno vengono uccise oltre 100 donne» – e affermato che la «violenza non è una forza, ma una debolezza». Il prefetto Tomao – «eventi del genere contribuiscono rompere il muro di omertà» e l’assessore provinciale alla Cultura, Maria Francesca Corigliano – «la società è preda di un retaggio culturale sbagliato» – precedono i racconti dei giornalisti Pastore e Badolati. Storie come quelle della coriglianese Fabiana Luzzi – «trattata dal fidanzato come se fosse di sua proprietà», afferma Pastore – o di Artemisia Gentileschi, la prima donna a denunciare uno stupro nel lontano 1600; o ancora delle violenza di massa operate sulle donne durante il periodo dell’Unità d’Italia, raccontate da Badolati. Storie di un antico demone da scacciare, di una psicopatia che non può essere sottovalutata, sin dai primissimi sintomi.