Cosenza, 02.05.2022
Riflettere sull’effettivo esercizio della libertà di stampa in un momento così decisivo per gli
equilibri internazionali, messi fortemente in discussione da un conflitto come quello russo-ucraino
che solo un anno fa era inimmaginabile, diventa quasi un imperativo categorico e un’esigenza
insopprimibile.
In occasione della giornata mondiale della libertà di stampa, abbiamo tutti, nessuno
escluso, come operatori dell’informazione, il dovere di interrogarci su quanto sia ancora
condizionato il mestiere del giornalista e quali restrizioni è costretto ancora a subire il diritto-
dovere di informare. Un diritto-dovere che non dovrebbe essere limitato e compresso da alcuna
forma di potere, né essere ostacolato dalle pratiche, purtroppo sempre più invasive e diffuse sui
social, volte ad accreditare un universo parallelo che tende a creare solo disinformazione e
disorientamento nei fruitori di notizie, travolti sempre di più da una massa indistinta di
informazioni che non hanno né il crisma dell’ufficialità e che, in molti casi, sfuggono ad ogni tipo di
controllo. In attesa che si faccia qualcosa di concreto e di serio per disciplinare, con l’eventuale
ricorso, se necessario, anche a strumenti di tipo sanzionatorio, una materia così delicata e che non
può essere lasciata priva di una regolamentazione appropriata, spetta a noi giornalisti rafforzare, al
nostro interno, le difese contro ogni forma di abuso e di contaminazione. Come? Non è facile, ma
bisogna provarci.
Noi del Circolo della Stampa “Maria Rosaria Sessa” abbiamo cercato di sviluppare alcuni
anticorpi, riassumibili nel rispetto e nella pratica quotidiana di una serie di regole e principi
fondamentali che abbiamo posto a base del nostro agire di operatori dell’informazione, nel pieno
convincimento che l’informazione è materia che va maneggiata con cura e attenzione. Quel che
riteniamo irrinunciabile nell’esercizio della nostra professione è esprimere liberamente il nostro
pensiero, ma sempre nel pieno rispetto dei principi deontologici che devono permeare la nostra
attività, avendo cura di interpretare il mestiere nel senso più tradizionale e rigoroso del termine,
affinché la ricerca della verità e il controllo delle fonti siano sempre il faro in grado di illuminare il
lavoro del giornalista per perseguire l’obiettivo della correttezza della notizia ed interpretare al
meglio il nostro ruolo che deve continuare ad essere ancora quello del cane da guardia della
democrazia.
Il rispetto di questi principi è l’unico antidoto in grado di confutare o, meglio ancora,
smascherare quelle notizie che corrette non sono e che, invece, si fa di tutto, da più parti, perché
appaiano tali. Nei presupposti del nostro agire – aspetto assolutamente non trascurabile e che ha
fatto sì che il Circolo della Stampa “Maria Rosaria Sessa” accrescesse il numero degli associati –
abbiamo sempre ritenuto di assegnare un posto preminente anche al rispetto dei colleghi e del
lavoro che svolgono. Non è un fatto scontato, ma sul quale val la pena richiamare l’attenzione. Il
nostro compito consiste non solo nel portare avanti la vita associativa del circolo, ma anche quello
di essere da guida e da orientamento ai colleghi più giovani, sforzandoci di dare un contributo nella
direzione di salvaguardare un “mestiere” che negli ultimi anni ha subito dei contraccolpi non da
poco e che si è profondamente innovato.
Orientarsi nel nuovo modo di concepire il giornalismo e difendere un patrimonio di
esperienza che non può tradire i capisaldi della professione non è compito facile, soprattutto
perché permangono tante criticità che sono da ostacolo alla libertà di stampa. Il cahier de doleance
è lungo e articolato e comprende questioni cui sarebbe giusto dedicare singoli approfondimenti e
discussioni. E non è questa la sede.
La libertà di stampa, diritto costituzionalmente garantito, è oggi ancora minacciata e in serio pericolo, ma lo sarà ancora di più se non si affrontano compiutamente una serie di questioni assolutamente ineludibili. Tra queste, la lotta al precariato e la tutela dei giornalisti precari, le intimidazioni ai giornalisti – ancora altissimo il numero di coloro che vivono sotto scorta, anche nella nostra regione – condizionati, nell’esercizio della professione, dai centri di potere e del malaffare, l’abuso delle querele temerarie, il bavaglio imposto alla stampa indipendente e non allineata – e negli scenari di guerra che accompagnano il conflitto russo-ucraino è purtroppo diventato elemento di forte criticità – tant’è che chi si è ribellato ha pagato con la vita la propria dissidenza.
Se crediamo ancora nella libertà di stampa, nell’importanza del nostro lavoro e nella missione che gli è assegnata, è necessario uno scatto d’orgoglio che faccia comprendere non solo qual è il ruolo del giornalista ancora oggi, ma che infonda, soprattutto nelle giovani generazioni e nei giornalisti del domani, la speranza di poter cambiare il corso delle cose e di affrancarsi da ogni sorta di condizionamento, per il bene della libertà e della democrazia.
Il Direttivo del Circolo della Stampa